Leggo oggi, (finalmente anche) su Repubblica.it, che spopola la mania del riuso e del ripristino delle cose malfunzionanti, tant'è che se ne fanno anche corsi di formazione (che già da anni, peraltro, suggerisco sul lavoro). Questo trend è di certo influenzato dalla crisi (del modello dell'"usa e getta") ma rappresenta, a mio avviso, qualcosa di più di una strategia di autodifesa.
Non dispongo di studi comparati, tuttavia si sa che sia lo shopping, da un lato, che il lavoro manuale, dall'altro, costituiscono fonti di soddisfazione per molti soggetti: la ridotta capienza potrebbe aver indotto in tanti a trasferire la propria fonte dal primo al secondo. Questo potrebbe risultare interessante, almeno per chi potrebbe erogare il connesso addestramento, ma non è proprio il discorso che m'interesserebbe fare in questa sede.
A me interessa la mutazione culturale — solo secondariamente economica — che emerge dallo scenario testé citato, più intellettiva che intellettuale..