.. che il 4 Novembre del 2008 sei venuto a cercarmi per notificarmi un avviso di accertamento induttivo da parte dell'Agenzia delle Entrate, vorrei soltanto cercare di farti capire quanto il tuo lavoro possa influire sull'esistenza altrui e quanto importante sia, dunque, che tu lo svolga in maniera assolutamente ineccepibile. Non si tratta di un lavoro come quelli in cui puoi permetterti, magari, di essere sovrappensiero perché tanto puoi sempre rimediare in un secondo momento. Nel tuo lavoro anche un attimo di cedimento, magari per stanchezza – capita a tutti –, può innescare una reazione a catena difficilmente controllabile.
Non so se tu sia passato anche prima (o dopo) il 4/11/2008 ma, in ogni caso, né in quella né in altre occasioni mi hai trovato. Io conosco la ragione per cui non mi hai trovato. Il vero problema è se ne conosci una (qualsiasi) tu, per averla logicamente dedotta, o se l'idea di farsi sei piani e ½ di scale ti abbia fatto desistere aprioristicamente da qualsiasi indagine (gli addetti ai lavori, offline ed online, sostengono che di solito capiti proprio questo..).
In teoria ti saresti dovuto recare proprio fino al 6° piano, suonare al campanello e poi, solo in caso non mi avessi trovato, avresti potuto infilare l'avviso di deposito dell'atto da qualche parte. Sempre in teoria tale parte dovrebbe essere ben definita, ma benché l'articolo 140 del Codice di Procedura Civile prescriva l'affissione sulla porta, spesso viene preferita la cassetta delle lettere, vuoi per la teorica maggior assicurazione da eventi eccezionali come folate di vento o condomini iperdispettosi, vuoi (forse) per maggior privacy.
Prima domanda: l'avviso di deposito hai tentato d'infilarlo in quella cassetta evidentemente straripante (più delle altre) di pubblicità ed altre carte oppure l'hai appoggiato, come fanno anche tanti postini, sopra il gruppo di cassette condominiali??
Seconda domanda: la volontà di optare per quella cassetta straripante eventualmente ti è sorta per fiuto investigativo oppure – stante un'etichetta che riportava forse il cognome di mia nonna (materna) ma non il mio – avevi notifiche per tutti gli altri cognomi e sei andato per esclusione?
Ti faccio queste domande perché sono assolutamente certo che non hai superato la soglia del mio portone, dove stanno le cassette della posta. Probabilmente eri stanco e lo scorcio di quelle rampe da 11 scalini ripidi ti ha fatto solo pensare alla verifica che avevi (forse) fatto all'Anagrafe, in cui il mio nominativo era stabilmente associato a quell'indirizzo.
Se fossi (ipotetica dell'irrealtà) salito fino al 6° piano, infatti, non ti sarebbero sfuggiti alcuni particolari – diciamo – visivi che avrebbero facilmente potuto farti desumere che, benché vi fosse ancora il mio nome sulla porta, difficilmente ci potesse essere qualcuno (alcuno) ad abitare l'appartamento, almeno nei termini di quella che viene detta "irreperibilità relativa" (essere al lavoro od, al massimo, via in vacanza per qualche giorno).
La porta parzialmente sverniciata, l'assenza di maniglia ed i due fori di 6 cm (spioncino e serratura di sicurezza) avrebbero costituito un indizio di disabitazione, magari per vendita ad altri che stavano appena facendo la ristrutturazione. Di più, dai due fori si poteva guardare dentro la casa e scorgere un panorama interno di questa sorta (o peggio, dato che le foto sono state scattate ad inizio Settembre 2008)..
![]() |
![]() |
![]() |
Posso concederti che non sono foto che danno sul corridoio ispezionabile dai fori sulla porta, ma sarebbe stato impossibile non scorgere in quest'ultimo l'inevitabile massa di calcinacci che una ristrutturazione (totale) come questa comporta. Se fossi arrivato al 6° piano non avresti potuto non notare questa situazione, e non ti saresti affidato all'Art. 140 C.P.C. – ed anche male, dato che alla fine non hai affisso alcunché alla porta.. – ma avresti preferito qualcos'altro. Non dico che avresti optato per l'Art. 139 C.P.C., decidendo quindi di suonare alla dirimpettaia (che mi conosce sin da quand'ero in fasce) oppure di effettuare ulteriori, diligenti, ricerche all'interno del Comune, magari per scoprire che ero facilmente reperibile sul lavoro, in centro ed in orari perfettamente combacianti coi tuoi..
Magari avresti, invece, optato per un'"irreperibilità assoluta", sbolognando il plico presso l'Albo Comunale senza nemmeno uno straccio di raccomandata..
Quello che ti vorrei far capire è che se fossi arrivato al 6° piano almeno ti sarebbe balenato nella mente – lo spero – di scrivere qualcosa sulla relata di notifica, magari che forse non c'era nessuno e che probabilmente non ci sarebbe stato nessuno a quell'indirizzo per molto più tempo dei 60 giorni di tempo per fare opposizione. Invece sei tornato in ufficio, hai impuganto un timbro specificante le procedure da adottare (e non quelle adottate) nel caso specifico, e l'hai premuto sul frontespizio dell'atto che avevi pensato – non dubito, in buona fede – di avermi davvero notificato..
Risultato: dopo essere tornato solo parecchio tempo dopo – e sempre nei ritagli di tempo trovati per portare avanti i lavori – nella mia casa – stando, di fatto, dai miei – non ho avuto modo (neanche per via postale) di entrare materialmente nella sfera di conoscibilità di quell'avviso di accertamento. Mi sono accorto di tutto quando, meno di due mesi fa, e quindi nel 2010, una busta – stavolta persino infilata nella porta – proveniente da Equitalia mi ha informato dell'imminenza di un pignoramento a mio carico.
Per risalire all'origine di tutto ho dovuto desumere un codice dall'estratto di ruolo che mi ha consegnato l'Ufficiale di Riscossione, col quale infine ho richiesto all'Agenzia delle Entrate la copia del documento dell'epoca..
Non si tratta di una multa, ma di 21.000 euro che col tempo sono diventati quasi 25.000, e vengon tutti da un'"applicazione freestyle" degli studi di settore, che mi ha accertato il doppio di quanto davvero percepito durante il 2002 (si, il 2002)!
Il bello – forse per l'Agenzia delle Entrate, il servizio Messi Comunali ed, infine, Equitalia, non certo per me.. – è che a quanti ho finora chiesto patrocinio sembra impossibile tentare opposizione perché i fatti sono troppo vecchi. Così ho dovuto passare le ferie a studiare un po' di giurisprudenza tributaria, scoprendo che proprio in casi come il mio dovrebbe applicarsi il principio di "scissione soggettiva della notifica", secondo il quale, in pratica, avrebbero ragione tutti: avrebbe ragione la Agenzia delle Entrate ad aver portato avanti la procedura, ma avrei ragione anch'io nell'opporre resistenza.
..Soprattutto perché in effetti non mi è mai giunto nulla e pertanto non c'è alcun avviso di ricevimento.
Oggi, dato che in Agosto non c'erano legali disponibili e dato che quelli trovati la scorsa settimana non mi hanno dato ascolto impuntandosi, magari a ragione, sul concetto di "compiuta giacenza", ho presentato un ricorso in Commissione Tributaria Provinciale scritto di mio pugno, allegato al quale tento di giustificare l'assenza di patrocinio adducendo anche il fatto che non avrei soldi per pagarlo, visto che dove lavoro lo stipendio latita da ormai due mensilità..
In Commissione mi hanno detto che il ricorso è scritto bene, è circostanziato e fondamentalmente ragionevole. Stesso giudizio anche presso il Garante del Contribuente..
Peccato che esso sarà probabilmente considerato irricevibile perché non patrocinato..
Guarda, dunque, quanti casini mi stai facendo passare solo per non aver deciso di fare qualche scalino in più. Se l'avessi fatto, magari, prima o dopo ma sempre entro dei termini normali, avrei ricevuto quanto dovevo ricevere, ed avrei potuto reagire senza, ad esempio, la spada di damocle di un pignoramento sulla testa..
Quindi.. La prossima volta che ti capita un condominio senza ascensore pensaci, prima di sbolognare così una cosa che per altri può diventare dirompente..
Ciao G.SuXXXc
Non prendertela ma spero, aprioristicamente, di non incrociare più la strada di un messo comunale, quindi neppure la tua..